Sono apparso alla Madonna (del Superghisallo).

Storie di rapporti coniugali, matodestrine e santi in paradiso.

Ingredienti per evitare un divorzio alla soglia dei quaranta: puntare la sveglia alle 5:45 della domenica mattina, andare a fare il Superghisallo e rientrare per l’ora di pranzo.
Mission impossibile per due una domenica estiva.
In sella con il buio: s’aiuta a tirar su la claire al bar del signor Giovanni:
– cazzo ci fate qua a quest’ora, voialtri? –
– Ma chi, noi? –
-Sì, voialtri in calzamaglia… –
– Noi si va a fare il San Primo, signor Giovanni…. –
– Il San che? ? –
– Primo, signor Giovanni, il San Primo: in gergo Superghisallo, da Bellagio, lago di Como, 1000 m. di dislivello –
– Bellagio?? Lago di Como?? Ma in bicicletta?? Ma va a ciapà i ratt!*-
Sì, in bicicletta. E menando come pazzi, per di più.
Si parte piano, al buio. Il sole sorge poco dopo. Siamo talmente in anticipo che non incontreremo nemmeno un’anima a pedali che sia una lungo tutto il percorso.
Monza, Carate, Arosio, Merone, Erba, Canzo. Si sale, si costeggia il lago di Eupilio. Il sole comincia a scaldare i motori. E le nostri cuori.
Si sale docili e si piega a sinistra per Valbrona. Indi toboga di curve e si agguanta Onno, sul lago.
Alle 9 e qualcosa siamo a Bellagio. All’attacco famigerato.
Le prime rampe al 14% mozzano l’entusiasmo covato sin qui. Il pitone sgomita sulla Cervélo. Il pericoloso innesta un rapporto agile e sale con armstronghiana frequenza. Guello e lì e poi si piega a destra per Piano Rancio. Nel bosco, into the wild. Odore di legna tagliata, qualche cane che abbaia lontano, un azzurro del cielo da far paura.
La salita diventa più buona, poi torna a far male. E dopo Piano Rancio, alla prima baita, anche malissimo. Di nuovo 10 – 12%, gli ultimi chilometri a divertirsi scattando. S’arriva su belli carichi e sfiancati a puntino.
Prima il pericoloso, a una manciata di secondi il Pitone.
Fame. Da lupi. Della pedivella rovente.
Il rifugio, intriso di Salmì di lepre alle dieci e un quarto del mattino certo non aiuta. Siamo gli unici avventori. Niente maltodestrine, sono wafer e coca cola. Che gusti, questi ciclisti.
Si parlotta della meta conquistata. Ci si accorge che in saccoccia ne si han già 80, di km. E ne mancano altrettanti o quasi a casa. E il divorzio, per i due, torna a farsi minaccia più concreta.
Discesa agile e tecnica alla Madonna del Ghisallo e poi a tuono, con il Pitone che sfonda il muro degli 80/h, fino a Canzo. In mezzo all’erba e a mucche scampananti.
A Eupilio si piega a sinistra, verso Pusiano. Si costeggia il lago per un soffio e poi si agguanta Oggiono e quindi la famigerata “Bevera”: tornantone dolomitico nel cuore della Brianza più leghista.
Il vento soffia, ovviamente, contro. E a lavorare, sempre contro, si aggiunge un’insolita, inspiegabile, assenza di ciclisti all’appello: ove, normalmente, a quest’ora, si fatica a passare per la ressa da plotone da Tour de France, oggi una irreale pace perfetta. Nessuno. Non un’anima, amici miei. E che fatica. Mena tu che meno io.
Trenino a due, con i soliti, proverbiali, allunghi del Pitone, che si sciroppa la bevera con il cinquanta in canna. E poi giù a darsi i cambi fino a Casatenovo. E poi Monza. Quaranta all’ora più o meno fissi. Da paura.
Alle 13 in punto il divorzio è scongiurato. La gamba sotto il tavolo. La famigliola felice.
153 km e una salita paura nel cuore. In 0:55:18. Ancora per primo. Ancora tempo record personale.
Ma questa è un’altra storia. Il vangelo secondo Pericoloso.
PS: Non me ne voglian’ in santi e il Padre Eterno.

*: espressione tipicamente meneghina: “Ma vai a prendere i topi!”, ovverosia “non ti prender giuoco di me”.

Totale distanza: 153 km
Dislivello: 1.854 m.
V/m: 25,67 km/h
Rpm: 81/169
Pendenza max: 14%